STORIA


 

"C’era una volta una casa incantata … amici, ma c’è ancora!" (Armida Parisi)

Sant’Eframo vecchio è un borgo a sé: una piccola Napoli in miniatura; una piazza con Il convento dei Cappuccini ne è il cuore pulsante dal 1530.
Villa di Donato è là accanto, è un originale esempio settecentesco di casino di caccia, uno dei pochi ancora esistente nell’area urbana di Napoli. Il lungo e curato viale d’accesso, le scuderie nei piani bassi e il complessivo impianto cubico, compaiono nella pianta di Rizzi Zannoni del 1790.
La Villa settecentesca conserva intatto il suo fascino grazie ai giardini, agli affreschi ben conservati - con scene di caccia, vita campestre e abiti del tempo tra eleganti grottesche - mostra in chiaro la data del 1786.
L’ospitalità garbata, il rispetto dell’arte di saper ricevere e la sua natura raffinata di contenitore delle arti e della musica confermano la sua atmosfera di "casa" privata, e vengono salvaguardati dai padroni di casa Patrizia e Gianfranco de Mennato.
Dal 2016 ospita “Live in Villa di Donato”, rassegna di musica, teatro e musica da camera che ha riscontrato un grande successo, evento dopo evento, ponendosi come Polo delle Arti e delle Culture: opificio, laboratorio sempre aperto alla ricerca e osservatorio sulle nuove energie creative della città.
Villa di Donato ha vinto il Premio Green Care 2018 per il miglior spazio verde privato aperto alla città e il Premio Cultural classic 2019 per la promozione culturale in ambito sociale.

Ha ospitato: Adsi – Associazione Dimore Storiche Italiane, Avos project, Christie's, FAI, FAI giovani, Conservatorio di Avelino Domenico Cimarosa, Less Onlus, Ordine degli Avvocati di Napoli, Ordine degli Architetti di Napoli, Universiadi, Salotto Talberg, Amici dei Musei di Napoli, Premio Caruso, Fondazione Veronesi, le giornate di Casa Corriere, Garden Napoli ed altre Istituzioni culturali.


"Once upon a time there was an enchanted house ... but friends, it's still there!" (Armida Parisi)

Sant’Eframo Vecchio is a village in itself: a miniature of Naples; a small square where the Capuchin convent resides as the beating heart of this community since 1530. Villa di Donato is just next door, an original eighteenth-century hunting lodge, one of the few still standing within the urban area of ​​Naples. The long and sleek driveway, with the stables on the lower floors and the overall cubic layout, first appear in a plan by Rizzi Zannoni from 1790.
This eighteenth-century Villa retains its charm perfectly intact thanks to the gardens, the well-preserved frescoes – depicting hunting scenes, country life and the clothes of the time between the elegant and the grotesque - clearly show the date of 1786.
The polite hospitality, the respect for the art of hosting and the refined nature of the Villa as a vessel for the arts, especially for music, confirm its atmosphere of a private "home", with its values safeguarded by the owners Patrizia and Gianfranco de Mennato.
Since 2016, the Villa has hosted "Live in Villa di Donato", a review of music, theatre and chamber music that has been met with great success, event after event, becoming a Hub of Arts and Culture: a workshop, a laboratory always open to research and an observatory for the new creative energies of the city.

In 2018 Villa di Donato won the Green Care Award for the best private green space open to the city and the following year, in 2019, it was awarded the Cultural Classic Award for cultural promotion in the social sphere.

Villa di Donato has hosted several cultural institutions, to name a few: Adsi – Associazione Dimore Storiche Italiane, Avos project, Christie's, FAI, FAI giovani, Conservatorio di Avelino Domenico Cimarosa, Less Onlus, Ordine degli Avvocati di Napoli, Ordine degli Architetti di Napoli, Universiadi, Salotto Talberg, Amici dei Musei di Napoli, Premio Caruso, Fondazione Veronesi, le giornate di Casa Corriere, Garden Napoli and many more.


Dettagli dei restauro:

Villa di Donato è situata a Napoli nella cinquecentesca Piazza Sant'Eframo Vecchio in prossimità del convento dei Cappuccini e delle annesse Catacombe, in quella parte della Napoli antica che si trova alle spalle dell'Albergo dei Poveri e del Real Orto Botanico.

Alla Villa si accede attraverso un ampio viale, circondato da giardini che conservano l'impianto settecentesco, con pini, magnolie e palme secolari. Monumentali, inoltre, sono le due araucarie centenarie, che delimitano lo spazio della corte principale, definendo alla vista la facciata della villa.

L'ingresso, che si apre sulla corte, è attiguo alla rimessa delle carrozze, nella quale sono stati inseriti - come tracce della memoria - alcuni marmi rinvenuti durante le operazioni di restauro del giardino.

Una scala a doppia rampa, che si interrompe per permettere l'accesso al giardino d'inverno, introduce al piano nobile, dove l'ampio salone ed i salotti conservano intatta l'atmosfera dell'epoca.

Gli affreschi del periodo di Ferdinando IV - ottimamente conservati e mai restaurati - evocano scene di caccia e di vita campestre attraverso tralci di fiori, voli di uccelli, ghirlande e grottesche. Questi presentano anche riferimenti più domestici, ritraendo gli antichi abitanti della casa, dei fondi rurali di pertinenza e gli artigiani ed i progettisti che realizzarono la Villa. Le specchiere e gli arredi ricordano antichi giochi di luci e di candele.

Il lavoro di recupero della dimora ha coinvolto l'intera famiglia riscoprendone l'antica atmosfera di casa vissuta ed amata, accogliente ed aperta frequentemente agli amici.

Villa di Donato ha assunto la configurazione attuale già dal 1700, quando la struttura originaria sita nel Bosco di Sant'Eframo venne trasformata in "casino di caccia" dai Baroni di Donato di Casteldonato.

La casa, rimasta disabitata per circa trent'anni dopo la morte della Marchesa Maria, solo recentemente ha recuperato la sua originaria caratteristica di residenza familiare.

Gli stessi proprietari hanno affrontato la sfida del recupero conservativo della Villa, rintracciando nelle memorie di famiglia e nei documenti le linee guida dell'intervento. Il loro scopo è stato, infatti, quello di mantenere intatta l'identità della casa, aiutati - in questo appassionato restauro "romantico" - dalla sostanziale unità dell'impianto architettonico che non ha subito, nel tempo, significative modifiche.

Il lavoro di recupero ha consentito di restituire all'intero complesso il suo carattere di luogo di svago, di serena pausa dagli affanni, riconfermando la destinazione originaria, peraltro testimoniata dall'iscrizione presente nel giardino d'inverno, che ripercorre i nomi delle nobili Dame che, fin dagli inizi del '700, contribuirono a rendere questa dimora sempre più gradevole.